Le sabbie del periodo di transizione si stanno svuotando. Mentre siamo sempre più vicini alla scadenza finale per la Brexit , ci sono una serie di considerazioni relative all’IVA per le aziende a cui partecipare.
Sebbene regni incertezza circa la forma del rapporto commerciale, la maggior parte degli scenari Brexit in discussione renderebbe il Regno Unito una terza nazione ai fini dell’IVA. Ciò significa che vi sono implicazioni IVA per la Brexit che saranno sostanziali e, in molti casi, immediate.
I nostri articoli sulla Brexit e sull’IVA nelle prossime settimane affronteranno alcune delle principali aree di interesse per le aziende che forniscono informazioni, consigli e approfondimenti fruibili. Qui ci occupiamo di beni, servizi e recupero dell’IVA post Brexit.
Spostamento merci, spostamenti posti porta
Il 1° gennaio 2021 cambierà il trattamento delle merci che circolano tra la Gran Bretagna e l’UE. Attualmente, il concetto di spedizioni e acquisizioni si applica al commercio GB-UE. Dopo il 1° gennaio, sarà sostituito da esportazioni e importazioni. Sebbene l’aliquota zero per le esportazioni esista se le condizioni pertinenti sono soddisfatte, è fondamentale che le importazioni siano soggette all’IVA all’importazione e potenzialmente a dazi doganali.
Per facilitare l’impatto di tale situazione, gli Stati membri, tra cui la Francia, il Belgio e i Paesi Bassi attuano una contabilità posticipata, che consente di contabilizzare l’IVA sulle importazioni nelle dichiarazioni IVA. Questo massimizza il flusso di cassa, ma può richiedere una domanda o una licenza – entrambi condizionali, possono essere revocati e non sono automatici come l’attuale meccanismo di contabilizzazione dell’imposta di acquisizione. HMRC sta attuando la contabilizzazione dell’IVA sulle importazioni posticipata per le merci provenienti dall’UE – questo è automatico e sarà disponibile anche per le importazioni da paesi al di fuori dell’UE.
Il servizio abituale sarà mantenuto
Quando si tratta di trattamento dei servizi, le imprese possono respirare un provvisorio sospiro di sollievo. Si prevede che il Regno Unito mantenga l’applicazione delle norme sul luogo di approvvigionamento IVA in linea con la direttiva IVA. Tuttavia, le imprese dovranno considerare la responsabilità da registrare nell’UE e nel Regno Unito su base continuativa. Con questo in mente una parola di consiglio – qualsiasi azienda che si impegna nel commercio di merci nel Regno Unito e UE dovrebbe rivedere le catene di approvvigionamento e il piano di emergenza per tutti gli scenari del nuovo anno.
Recupero dell’IVA dopo la Brexit
La riscossione dell’IVA è una preoccupazione primaria per le aziende. La cattiva notizia è che è probabile che diventerà più complessa. Se una società britannica è registrata nell’UE può continuare a recuperare l’IVA tramite dichiarazioni, ma potrebbe essere necessario nominare un rappresentante fiscale. Se un’impresa non è né registrata né soggetta a registrazione, il recupero avverrà attraverso latredicesima direttiva, che presenta molti svantaggi. In primo luogo, si tratta di un sistema cartaceo con i suoi limiti di tempo unici. In secondo luogo, può causare problemi di reciprocità, che potenzialmente impediscono alle imprese britanniche di presentare richieste in alcuni paesi.
Le imprese dell’UE registrate all’IVA nel Regno Unito possono continuare a recuperare l’imposta precedente tramite la dichiarazione IVA. Tuttavia, se un’azienda non è né registrata né soggetta ad essere, il recupero avverrà tramite un sistema cartaceo. È importante notare che il Regno Unito applica attualmente il principio di reciprocità se a un’impresa britannica viene negato un credito nel paese del richiedente. Per le imprese dell’UE, ciò significa correre il rischio che vengano negate le dichiarazioni IVA se non vi è reciprocità tra il loro paese e il Regno Unito.
Qualunque sia la situazione individuale, la pianificazione deve essere una priorità. Le richieste possono essere presentate per il 2020 in base agli attuali meccanismi, ma le scadenze saranno ridotte. I reclami nell’ambito di nuove procedure devono essere valutati per garantire che non venga persa l’IVA recuperabile.
Quale sarà il prossimo?
Mentre ci spostiamo nella fase finale del processo Brexit, il tempo è essenziale. Con il tipo e la probabilità di un accordo ancora poco chiaro, i passi migliori per qualsiasi attività commerciale transfrontaliera sono pianificare in modo proattivo, rivedere le catene di fornitura e considerare le passività di registrazione.
Con un divario IVA nei paesi dell’UE stimato a 140 miliardi di euro nel 2018, le autorità fiscali continuano a prendere provvedimenti per incrementare i ricavi, aumentare l’efficienza e ridurre le frodi. Di conseguenza, gli obblighi di conformità IVA stanno diventando sempre più esigenti. La mancata osservanza può non solo comportare multe significative, ma anche danni alla reputazione.
Molte aziende multinazionali trovano una sfida nel gestire con successo la conformità IVA. Ancora di più quando si fa trading transfrontaliero dove i requisiti di registrazione IVA e di segnalazione differiscono significativamente tra i territori. Man mano che le richieste aumentano, sempre più aziende stanno realizzando i vantaggi derivanti dall’adozione di un approccio di servizio gestito. Ciò è per tutto o in parte dei loro obblighi IVA.
Dalle conversazioni con i nostri clienti, abbiamo identificato tre motivi per la nomina di un provider di servizi gestiti (MSP) per la conformità IVA. Sono variegati e, oltre ai costi, rientrano in generale in tre categorie.
Persone
Il personale, la formazione e il mantenimento di un team di specialisti fiscali indiretti possono essere costosi e dispendiosi in termini di tempo. L’accesso alle competenze esterne consente di beneficiare di conoscenze ed esperienze più ampie e dettagliate nel rispetto delle normative fiscali locali. La comprensione delle regole locali richiede fluidità sia nella lingua locale che nella comprensione del diritto fiscale e delle sue implicazioni per interpretare accuratamente le regole. Questo può rappresentare un enorme vantaggio nel contribuire a semplificare la complessità degli obblighi interni. Può essere applicato alle registrazioni IVA iniziali, alle dichiarazioni in corso e alla corrispondenza con le autorità di reddito ogni volta che si verificano revisioni e/o audit. Perché lottare con il mal di testa delle risorse e tenere il passo con il mutevole panorama della conformità quando ci sono fornitori specializzati per alleviare questo dolore?
Tecnologia
Mentre il futuro della dichiarazione IVA è sempre più tecnologico, costruire e mantenere il proprio software interno è oneroso e per molte aziende è il fattore chiave per ottenere assistenza esterna con i loro obblighi di conformità IVA. Utilizzando un MSP abilitato per la tecnologia, avrai accesso al software di conformità IVA. Ti aiuterà a rimanere al passo con la modifica delle aliquote e dei requisiti IVA man mano che avvengono ovunque tu svolga attività. L’utilizzo di un MSP abilitato alla tecnologia consente loro di occuparsi di qualsiasi requisito di reporting in tempo reale/continuo. Ciò include il SII spagnolo. Anche questo dovrebbe essere molto più conveniente rispetto a farlo internamente. L’automazione a cadenza regolare impedisce di essere catturati da dichiarazioni perse che devono avvenire troppo frequentemente per essere eseguite in modo economico da una persona.
Il futuro
Tenere il passo con i requisiti in continua evoluzione delle aliquote IVA, dei nuovi mandati e dei requisiti di segnalazione può essere scoraggiante. Il panorama della conformità IVA continuerà a cambiare man mano che un numero maggiore di autorità fiscali si sposterà per applicare controlli continui sulle transazioni. L’obiettivo è quello di incrementare l’efficienza economica e colmare le lacune IVA. La corretta conformità IVA MSP assicurerà che la tua azienda sia in grado di soddisfare i tuoi attuali requisiti di conformità IVA. Dovrebbero anche avere esperienza nei mercati in cui potresti voler entrare in futuro. Saranno in grado di guidarti attraverso le registrazioni IVA e i requisiti di deposito, nonché di interpretare le complessità locali dove necessario. Un MSP valido per la conformità IVA consentirà inoltre di ridurre l’onere degli audit. Ti aiuteranno ogni volta che si verifica un audit, ma in definitiva con processi solidi in atto, dovrebbero anche essere in grado di evitare che si verifichino controversie.
La legislazione IVA è complessa e in continua evoluzione. Le aziende hanno bisogno del supporto sia dei servizi gestiti che della tecnologia per soddisfare i loro obblighi di conformità IVA. Oltre a continuare a fare trading con fiducia. La nomina di un MSP globale esperto fonde competenze umane e tecnologia. Questo può fornire l’equilibrio perfetto per affrontare il cambiamento del panorama dell’IVA.
Azioni
Per ulteriori informazioni sui vantaggi che un fornitore di servizi gestito può offrire per facilitare il carico di conformità IVA, guarda il nostro recente webinar on demand VAT Reporting: Managing Change.
Dal 31 gennaio 2020, il Regno Unito non fa più parte dell’UE, ma è considerato un paese terzo dell’Unione, sebbene la legislazione dell’UE si applicherà ancora al paese fino alla fine del 2020. Sebbene l’Irlanda del Nord faccia parte del Regno Unito, la regione rimarrà soggetta alla legislazione UE in materia di IVA per quanto riguarda le forniture di beni anche dopo il 1° gennaio 2021. La Commissione europea ha proposto una modifica alla direttiva IVA che istituisce un nuovo codice paese per l’Irlanda del Nord da utilizzare nei numeri di identificazione fiscale delle società dell’Irlanda del Nord.
Esiste un obbligo globale per i contribuenti dell’UE di utilizzare ed eseguire forniture in base a un numero di identificazione fiscale approvato dall’UE. Pertanto, l’applicazione del diritto dell’UE alle forniture effettuate da/per l’Irlanda del Nord richiede un numero di identificazione IVA compatibile con l’UE. Attualmente, gli Stati membri dell’UE utilizzano un codice paese prefisso conforme allo standard ISO 3166-1 che assegna il codice paese «GB» al Regno Unito e all’Irlanda del Nord.
Il nuovo prefisso per i numeri di identificazione fiscale dell’Irlanda del Nord
Dal 1° gennaio 2021, l’uso indiscriminato del prefisso «GB» nei numeri di partita IVA può costituire un problema per le forniture di beni da/per l’Irlanda del Nord. A partire da tale data, le forniture e gli acquisti intracomunitari di beni da/per l’Irlanda del Nord resteranno nell’ambito di applicazione della normativa UE in materia di IVA. Di conseguenza, i contribuenti dell’Irlanda del Nord devono essere in possesso di un numero di partita IVA dell’UE specifico da identificare come tali ai sensi delle norme europee. A condizione che il codice paese «GB» sia utilizzato dal Regno Unito e assegnato secondo la legislazione britannica, la Commissione Europea ha proposto un nuovo codice paese «XI» da attribuire come prefisso dei numeri di identificazione fiscale dell’Irlanda del Nord.
Tale proposta della Commissione europea può avere un impatto sui sistemi degli Stati membri. Dopo l’adozione, la nuova direttiva impone agli Stati membri di adeguare rapidamente i loro apparecchi per elaborare le fatture «XI» a partire dal gennaio 2021. I paesi che effettuano controlli continui sulle transazioni, come Italia, Ungheria e Spagna, potrebbero essere tenuti ad aggiornare le proprie piattaforme per conformarsi alla modifica.
Impatto sulla contabilità e sui sistemi ERP
Se approvata, la proposta avrà un impatto sui sistemi contabili e ERP dei contribuenti che dovranno elaborare e riconoscere il codice paese «XI» nelle fatture emesse e ricevute come indicatore dell’Irlanda del Nord. Inoltre, molti sistemi consentono l’utilizzo di codici paese assegnati dall’utente nei flussi di transazione personalizzati. I codici paese assegnati dall’utente sono codici ISO che vengono liberamente assegnati dagli utenti e utilizzati a loro discrezione, ad esempio flussi tra paesi supportati e non supportati all’interno di un sistema ERP. Finora, «XI» è stato un codice paese assegnato dall’utente. Di conseguenza, la proposta potrebbe costringere molti dipartimenti IT a modificare le politiche interne che disciplinano l’uso dei codici nazionali assegnati dagli utenti.
I servizi fiscali devono inoltre essere consapevoli del trattamento fiscale delle fatture «XI», dato che la legge UE sull’IVA non si applica alle prestazioni di servizi effettuati da/per l’Irlanda del Nord, ma solo alle cessioni di beni. Di conseguenza, le società devono creare flussi interni per scoraggiare l’uso o la convalida del codice paese «XI» nelle prestazioni di servizi se non accompagnati da un codice Paese valido «GB».
Il Consiglio dell’Unione europea dovrebbe deliberare sulla proposta il prossimo 9 settembre.
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Come anticipato, le autorità fiscali portoghesi hanno pubblicato ulteriori informazioni sulla regolamentazione delle fatture. Le notizie della scorsa settimana sul rinvio dei requisiti stabiliti durante la riforma della mini fattura elettronica del paese e la revoca dell’obbligo di una società di comunicare una serie di informazioni all’autorità fiscale, culminate nel tanto atteso regolamento sull’unicità numero di identificazione e codici QR.
Nel 2019, il decreto legge 28/2019 ha introdotto il numero identificativo univoco e il codice QR come contenuto obbligatorio della fattura. Precedentemente previsto per essere applicato il 1° gennaio 2020, mancavano i dettagli su ciò che costituisce un numero identificativo univoco e il contenuto dei codici QR. Tuttavia, il governo portoghese ha ora pubblicato un’ordinanza che disciplina ulteriormente entrambi i requisiti.
Un nuovo codice di convalida
Secondo l’ordinanza 195/2020, a partire dal 1° gennaio 2021, le società che emettono fatture ai sensi del diritto portoghese devono comunicare le serie utilizzate nelle fatture alle autorità fiscali portoghesi, prima di applicarle. Una volta comunicata la serie, l’autorità fiscale emette un codice di convalida per ogni serie di numeri segnalata.
Questo codice di convalida viene successivamente utilizzato come parte del numero di identificazione univoco denominato ATCUD. L’ATCUD comprende il codice di convalida della serie e un numero sequenziale all’interno della serie nel formato «ATCUD:Validation Code-Sequential number». L’ATCUD deve essere incluso in tutte le fatture immediatamente prima del codice QR ed essere leggibile su ogni pagina della fattura.
Per ottenere un codice di convalida, i contribuenti devono comunicare i seguenti dati all’autorità fiscale portoghese:
L’identificazione della serie di documenti;
Il tipo di documento, secondo i tipi di documenti stabiliti nella struttura dati SAF-T (PT);
il numero iniziale del numero sequenziale utilizzato all’interno della serie;
la data in cui il contribuente dovrebbe iniziare a utilizzare la serie per la quale è richiesto un codice di convalida;
Una volta approvato, l’autorità fiscale crea un codice di convalida con una dimensione minima di otto caratteri.
Secondo l’ordinanza, il numero sequenziale che fa anche parte dell’ATCUD è un riferimento ottenuto da un campo specifico della versione portoghese del file SAF-T.
Sebbene l’ordinanza intendesse introdurre i dettagli del codice QR, afferma che le specifiche tecniche saranno pubblicate sul sito web dell’autorità fiscale. L’ordinanza afferma tuttavia che un codice QR dovrebbe essere incluso in tutte le fatture e i documenti emessi da software certificato. Si afferma inoltre che il codice QR deve essere incluso nel corpo della fattura (sulla prima o sull’ultima pagina) ed essere leggibile. Le specifiche tecniche per il codice QR sono disponibili sul sito web dell’autorità fiscale.
L’ordinanza della scorsa settimana non modifica l’ambito delle aziende che devono utilizzare software certificato per emettere fatture, né modifica i requisiti di certificazione. Tuttavia, i contribuenti portoghesi devono, ancora una volta, adattare i loro attuali processi aziendali e di conformità e sono sotto pressione per modificare i loro sistemi prima della scadenza del 1° gennaio 2021.
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Per le imprese che operano in Turchia, il 2019 è stato un anno estremamente significativo sotto il profilo dei cambiamenti della normativa fiscale, in particolar modo in ragione della riforma sulla fatturazione elettronica. Da quando è stato introdotto per la prima volta nel 2012, l’obbligo della fatturazione elettronica è cresciuto e le imprese si vedono obbligate ad adattarsi per adempiere ai requisiti per il 2020 e oltre.
Secondo il “General Communique on the Tax Procedure Law” (Comunicato generale sulla legge sulla procedura fiscale), il numero di contribuenti che devono conformarsi all’obbligo di fatturazione elettronica è aumentato. Il Comunicato generale, pubblicato in data 19 ottobre 2019, tratta di altri documenti elettronici, quali l’e-arşiv, l’e-DDT, la certificazione elettronica dei redditi da lavoro autonomo, le ricevute elettroniche, le note spese elettroniche, le polizze assicurative e le ricevute bancarie elettroniche, il documento elettronico del cambio valuta, ecc.
Ambito di applicazione della fatturazione elettronica
A partire dal 1° luglio 2020 i contribuenti con un fatturato lordo pari ad almeno 5 milioni di lire turche negli esercizi fiscali 2018 e 2019 devono obbligatoriamente passare al sistema di fatturazione elettronica. I contribuenti che invece soddisferanno questi requisiti nel 2020 o in un momento successivo saranno tenuti a effettuare il passaggio all’inizio del settimo mese dell’annualità contabile successiva.
La fatturazione elettronica obbligatoria non si basa solo sulla soglia di fatturato
L’autorità fiscale turca ha fissato alcuni parametri settoriali per le imprese che operano in Turchia. Le società autorizzate dall’autorità di regolamentazione del mercato energetico turco, i grossisti o i commercianti di frutta o verdura, i fornitori di servizi online che agevolano il commercio online, gli importatori e i rivenditori sono alcuni dei contribuenti che devono passare alle fatture elettroniche, indipendentemente dal loro fatturato.
Ambito di applicazione della fattura e-arşiv
La e-arşiv fatura viene utilizzata non solo per documentare le transazioni B2C, ma anche nel caso in cui il destinatario della fattura non sia registrato con il TRA per la fatturazione elettronica. Simile alla fattura elettronica, l’e-arşiv, è diventata obbligatoria per i fornitori di servizi di intermediazione, gli inserzionisti online e gli inserzionisti online intermediari che sono passati al nuovo sistema dal 1° gennaio 2020.
D’ora in poi, i contribuenti che non rientrano nell’ambito di applicazione della fattura elettronica e dell’e-arşiv, saranno ancora tenuti a emettere fatture elettroniche sul portale dell’agenzia delle entrate turca (TRA) se l’importo totale delle fatture emesse verso la medesima persona o impresa nel corso del medesimo giorno, tasse incluse, superi le 5.000 lire turche per le transazioni B2B e le 30.000 lire turche per quelle B2C.
La Turchia continua ad affrontare il problema dell’evasione IVA assumendo un maggiore controllo a livello di rendicontazione e richiedendo informazioni fiscali più dettagliate. Per questo motivo le imprese che operano in Turchia necessitano di strategie di fatturazione elettroniche ben pianificate per soddisfare le crescenti richieste in tema di trasformazione digitale fiscale.
Chi aveva scommesso che il sistema di fatturazione elettronica della Pubblica Amministrazione, FatturaPA sarebbe stato oggetto di ulteriori riforme, oggi avrebbe vinto. L’Agenzia delle Entrate (AdE) ha emesso nuove specifiche tecniche e schemi applicativi per le fatture elettroniche emesse verso la Pubblica Amministrazione (B2G) e i titolari di partita IVA (B2B). Ma cosa significano davvero questi cambiamenti e come incideranno sui processi aziendali?
Aggiornamenti tecnici e di contenuto
Durante le ultime settimane sono stati introdotti tre aggiornamenti:
La nuova versione 1.6 del formato XML della FatturaPA B2B
La nuova versione 1.3 del formato XML della FatturaPAB2G e
La nuova versione 1.8 delle specifiche tecniche per la piattaforma SDI.
L’inclusione delle ritenute alla fonte (in particolare i contributi previdenziali) è uno dei nuovi requisiti per i tracciati XML delle fatture B2B e B2G. Ci sono anche 12 nuovi tipi di documenti (tra cui documenti integrativi e autofatture) e ulteriori 17 nuove opzioni circa la natura della transazione (ad es., motivazioni per esenzioni e inversione contabile).
Questi aggiornamenti dei contenuti richiederanno ora che le aziende acquisiscano competenze ancora maggiori sul sistema fiscale nazionale. I cambiamenti incidono sul momento in cui i contribuenti classificano le proprie forniture di merci o servizi: nel sistema attuale, le imprese non se ne devono preoccupare fino al momento della presentazione delle dichiarazioni IVA, ma secondo il nuovo schema la classificazione sarà effettuata in tempo reale. È probabile che questi aggiornamenti incidano sui processi aziendali. Si tratta di passi necessari per spianare la strada all’imminente introduzione della dichiarazione IVA precompilata, un’iniziativa che si ritiene andrà ad alleggerire gli oneri amministrativi in capo alle imprese italiane e ne renderà la vita più semplice.
Parallelamente, le ulteriori modifiche derivanti dalle nuove versioni dei formati della FatturaPA hanno un impatto di natura tecnica sulle aziende e richiedono una pronta implementazione a livello IT. Tra gli aggiornamenti di carattere tecnico figurano l’inclusione di ulteriori campi, la lunghezza del contenuto, i caratteri consentiti, il passaggio tra completamento da obbligatorio a facoltativo dei campi e viceversa e quante volte un campo può essere ripetuto.
Le nuove specifiche tecniche hanno anche introdotto nuovi passaggi di convalida che saranno eseguiti dal Sistema di Interscambio, o SDI, la piattaforma a cui è demandato il controllo e lo smistamento delle fatture elettroniche. La maggior parte delle nuove convalide mettono a confronto il contenuto della fattura elettronica con la tipologia di documento e la natura delle transazioni e richiedono che il contribuente sia in grado di comprendere, elaborare e reagire correttamente a nuovi errori.
Scadenze attuative
La piattaforma SDI inizierà l’elaborazione delle fatture B2B nel nuovo formato FatturaPA a partire dal 4 maggio 2020, ma l’Agenzia delle Entrate renderà obbligatorio l’utilizzo del nuovo schema a partire dal 1° ottobre 2020, attivando le nuove convalide (e i relativi errori) successivamente a tale data, in linea col Provvedimento emesso in data 28 febbraio 2020. Scadenze diverse si applicano alle fatture B2G, a meno che, naturalmente, l’Agenzia delle Entrate non pubblichi nuove regole di transizione per tali fatture prima di tale data. L’entrata in vigore del nuovo schema per le fatture B2G è previsto per il 1° maggio 2020.
Nella pratica l’effetto di queste scadenze è che mentre gli schemi per le fatture B2B e B2G sono in effetti identici sotto il profilo tecnico, i contribuenti dovranno prepararsi a scadenze diverse e a lavorare con due diversi schemi di fattura dal 1° al 4 maggio.
Aggiornamento importante
Il 12 maggio (dopo la pubblicazione di questo blog). l’Agenzia delle Entrate ha ripubblicato la versione 1.3 delle specifiche tecniche della FatturaPA B2G. Sebbene il numero rimanga lo stesso, la versione ripubblicata indica una nuova data di entrata in vigore per il nuovo schema B2G: il 4 maggio. Stante l’obbligatorietà dello schema B2G il 4 maggio, la piattaforma SDI sarà in grado di elaborare gli schemi B2G e B2B simultaneamente e non in date diverse, come specificato in precedenza.
Per coloro che stanno seguendo l’evoluzione della riforma dei controlli fiscali in India, il 2019 è stato un anno ricco di avvenimenti legati alla fatturazione elettronica. A partire dalla scorsa primavera, un gruppo di enti governativi e della pubblica amministrazione si è riunito regolarmente con l’obiettivo di proporre una nuova modalità di verifica della conformità GST tramite l’introduzione della fatturazione elettronica obbligatoria. Dato il grande impatto che una simile riforma comporterebbe per l’economia indiana e globale, queste discussioni, spesso a porte chiuse, hanno dato adito a un gran numero di voci che talvolta hanno fatto circolare notizie false sul mercato.
Farsi strada nell’assenza di informazioni
Finora, non sono state pubblicate molte informazioni formali o definitive. In seguito alla consultazione pubblica che si è tenuta all’inizio di questo autunno, è stato pubblicato un whitepaper di alto profilo in cui viene descritto il processo di fatturazione elettronica previsto; tuttavia, da allora non è più stato divulgato nulla di formale o definitivo. Una nota stampa rilasciata dalle autorità competenti riporta che il calendario previsto per l’adozione della misura dovrebbe essere il seguente:
1° gennaio 2020: adesione volontaria per le imprese con un fatturato uguale o superiore a 5 miliardi di rupie;
1° febbraio 2020: adesione volontaria per le imprese con un fatturato uguale o superiore a 1 miliardo di rupie;
1° aprile 2020: adozione obbligatoria per entrambe le categorie sopracitate e adozione volontaria per le imprese con un fatturato inferiore a 1 miliardo di rupie.
Nonostante la nota chiarificatrice sia stata accolta favorevolmente, il calendario delineato non è ancora quello definitivo, pertanto i contribuenti dispongono ancora di poche informazioni su come soddisfare i requisiti previsti dalla riforma dei controlli fiscali e di nessuna indicazione definitiva su quando dovranno risultare conformi. Tuttavia, questa situazione è attualmente in fase di risoluzione e stiamo assistendo alla prima stesura di una legge.
La comparsa del primo quadro normativo
Il 13 dicembre 2019 è stata rilasciata una serie di note (N. 67-72/2019) che introducono gli emendamenti all’attuale quadro legislativo GST e che attualmente è in attesa di pubblicazione sulla gazzetta ufficiale indiana. In breve, queste note:
Introducono il principio secondo cui una fattura è considerata valida solo se contiene un numero di riferimento (IRN), mentre non può essere considerata una fattura se non viene emessa secondo il procedimento previsto;
Formalizzano la prima fase obbligatoria del calendario di implementazione introducendo l’obbligo, per le imprese con un fatturato uguale o superiore a 1 miliardo di rupie, di rispettare i requisiti a partire dal 1° aprile 2020;
Introducono l’obbligo per le imprese con un fatturato uguale o superiore a 5 miliardi di rupie di inserire un codice QR nelle fatture B2C a partire dal 1° aprile 2020.
Queste note pubblicate il 13 dicembre saranno il primo di tanti documenti necessari per chiarire in maniera formale i dettagli della futura riforma sulla fatturazione elettronica. Inoltre, cosa ancor più importante, servono a indicare chiaramente che le autorità indiane hanno quasi terminato quella che è stata una fase di progettazione analitica e consultiva e che si sta invece prospettando un periodo di preparazione alla prima implementazione.
L’Italia è in prima linea nella fatturazione elettronica B2G in Europa fin dal lancio del Sistema di Interscambio (SDI), piattaforma per la fatturazione elettronica creata e resa obbligatoria per tutti i fornitori del settore pubblico nel 2014.
Mentre alcuni dei suoi vicini europei si adoperano per recuperare lentamente terreno, l’Italia continua a migliorare l’integrazione delle nuove tecnologie nelle procedure della pubblica amministrazione. L’ultima novità è l’introduzione degli ordini elettronici negli appalti pubblici. Sfruttando il successo ottenuto dal Nodo di Smistamento degli Ordini della pubblica amministrazione in Emilia-Romagna, l’Italia sta ora estendendo questa funzionalità in tutto il paese.
Ordini elettronici per acquisti non limitati ai soli prodotti sanitari
Dal 1º ottobre 2019, tutti gli ordini di prodotti acquistati dal Servizio Sanitario Nazionale (SSN) devono essere consegnati e ricevuti dai fornitori tramite la piattaforma NSO. I fornitori interessati dal provvedimento saranno tenuti a ricevere ordini elettronici dagli enti pubblici: la pubblica amministrazione non procederà alla liquidazione e al pagamento di fatture emesse da società non conformi. È interessante notare che il provvedimento copre tutti gli ordini di acquisto effettuati da enti associati al SSN, compresi non solo i prodotti di carattere sanitario ma anche le forniture per ufficio e di elettronica.
Oltre alla ricezione obbligatoria degli ordini elettronici, i fornitori potranno anche inviare messaggi alla pubblica amministrazione. In casi precedentemente concordati tra fornitori e pubblica amministrazione, la società fornitrice può inviare ordini elettronici precompilati all’acquirente della pubblica amministrazione, che potrà confermare o rifiutare la fornitura proposta.
Ordini elettronici e fornitori esteri
Anche i fornitori esteri dovranno adeguarsi al provvedimento. Il mandato NSO avrà un certo impatto sulla fatturazione elettronica per le pubbliche amministrazioni italiane, visto che alcuni dati degli ordini elettronici devono essere inclusi nelle fatture elettroniche che vengono trasmesse attraverso l’SDI.
Il sistema NSO è basato sull’infrastruttura SDI esistente e, di conseguenza, la comunicazione con l’NSO richiede che il canale venga accreditato in maniera simile all’SDI. I fornitori e gli intermediari che già provvedono alla trasmissione di messaggi tramite la piattaforma SDI devono conformarsi ai requisiti di certificazione complementari, che devono ancora essere pubblicati. Inoltre, le specifiche tecniche mostrano che gli intermediari PEPPOL possono interagire con la piattaforma NSO grazie a un servizio di Access Point accreditato con l’NSO.
Chi ha seguito da vicino gli annunci SAF-T degli ultimi anni può essere perdonato se ha avuto la sensazione di assistere alla stessa scena più e più volte, con un susseguirsi di date di inizio e obblighi di rendicontazione annunciati, poi modificati e ripubblicati man mano che i paesi interessati valutavano le rispettive esigenze e la disponibilità delle aziende a fornire i dati nei formati richiesti.
All’inizio del mese, la Polonia ha annunciato che le modifiche previste per il 1° luglio 2019, per la presentazione obbligatoria dei dati SAF-T e il corrispondente annullamento dell’obbligo di presentare una dichiarazione IVA periodica, sarebbero state rinviate a gennaio 2020.
Sempre questo mese, la Romania ha reso nota l’intenzione di diventare l’ottavo paese ad adottare SAF-T introducendo i requisiti per la rendicontazione delle transazioni entro la fine del 2020.
Ma che cos’è SAF-T? Come si pongono i paesi che hanno introdotto la relativa legislazione e cosa ci riserva il futuro?
SAF-T: un formato di file per la verifica delle imposte
Il formato SAF-T, ovvero il file di verifica standard per le imposte, è stato sviluppato dall’Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico (OCSE) con l’obiettivo di creare uno standard per lo scambio elettronico dei dati contabili tra le organizzazioni alle relative autorità fiscali nazionali e gli auditor esterni.
I due principi chiave alla base di questo concetto sono:
Le organizzazioni dovrebbero essere in grado di esportare informazioni dai loro sistemi contabili (fatture, pagamenti, libri giornale e master file) in un formato standard per
Consentire ad autorità fiscali e auditor esterni di rendere ispezioni e verifiche fiscali più efficienti ed efficaci.
Nel 2005, l’OCSE ha rilasciato la prima versione dello schema SAF-T, che fornisce dettagli sul contenuto di un report xml SAF-T e su come formattare e strutturare tali dati. Lo schema originale si basava su libro mastro e dettagli di fatture e pagamenti, insieme ai master file di clienti e fornitori. Nel 2010 è stata presentata una seconda versione dello schema SAF-T che includeva informazioni sull’inventario e sui capitali fissi.
Ciò che l’OCSE non ha definito e che spetta quindi all’amministrazione fiscale di ciascun paese decidere è il formato esatto in cui i dati vanno acquisiti e quando e come vanno inviati all’amministrazione fiscale.
Approcci diversi
Dai paesi che hanno adottato SAF-T emergono tre approcci generali:
Fornitura dei dati su richiesta delle autorità fiscali (di solito prima di un’ispezione o di un’audit fiscale)
Invio periodico dei dati oltre alla dichiarazione IVA
Presentazione dei dati sulle transazioni in sostituzione della dichiarazione IVA periodica
In alcuni casi, si parte dall’obbligo di produrre dati su richiesta e si sfocia poi in invii periodici.
A che punto siamo?
Oggi sono sette i paesi che hanno introdotto leggi a sostegno dei requisiti SAF-T.
Portogallo
Il Portogallo è stato uno dei primi ad adottare questi provvedimenti, tanto che dal 2008 gli enti portoghesi sono tenuti a estrarre i dati nel formato di file SAF-T (basato sulla prima versione dello schema OCSE SAF-T) con cadenza annuale. Nel 2013 sono seguite ulteriori estensioni per includere i dati delle fatture di vendita e altri documenti su base mensile.
Lussemburgo
Il Lussemburgo ha introdotto l’obbligo di estrarre i dati in formato SAF-T nel 2011. La norma si applica solo alle aziende con sede in Lussemburgo soggette al piano dei conti locale e i dati vanno presentati soltanto su richiesta delle autorità fiscali.
Francia
La Francia ha introdotto un requisito SAF-T nel 2014, utilizzando un formato proprietario anziché lo standard SAF-T dell’OCSE, che richiede l’invio dei file in formato .txt. Al momento l’invio dei dati è previsto solo su richiesta delle autorità fiscali francesi.
Austria
L’Austria ha introdotto il SAF-T nel 2009 e al momento prevede l’invio dei dati solo se richiesto dalle autorità fiscali.
Polonia
A oggi, la Polonia è forse il più grande sostenitore del formato SAF-T, avendo introdotto l’obbligo per le grandi aziende di presentare dichiarazioni JPK (Jednolity Plik Kontrolny) con cadenza mensile nel 2016.
Lituania
La Lituania ha introdotto l’obbligo di presentare i.MAS basati su SAF-T in maniera graduale, iniziando dalle organizzazioni più grandi nel 2016 e lavorando per imporre SAF-T a tutte le imprese entro il 2020. L’i.MAS si compone di tre parti: la segnalazione i.SAF delle fatture di acquisto e di vendita su base mensile, la comunicazione i.VAZ dei documenti di trasporto/spedizione e il resoconto sulle transazioni contabili i.SAF-T, che va inviato solo su richiesta delle autorità fiscali.
Norvegia
SAF-T è in atto su base volontaria dal 2017 e c’è che vorrebbe imporlo su richiesta da gennaio 2020.
Cosa ci riserva il futuro di SAF-T?
I paesi che ricevono dati SAF-T regolari a livello di transazione potrebbero ridurre i requisiti periodici di dichiarazione IVA. Questo perché la necessità di preparare una dichiarazione IVA contenente informazioni che le autorità fiscali già ricevono su base transazionale può essere considerata come un inutile duplicato.
La Polonia propone che i dati SAF-T vadano a sostituire la necessità di presentare una dichiarazione IVA a partire da gennaio 2020.
La Romania propone una transizione graduale alla presentazione dei dati sulle transazioni a partire dal 2020, cominciando dalle grandi aziende, con una riduzione delle dichiarazioni IVA da inoltrare.
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Grazie a Sovos, Ashland massimizza l’efficienza delle procedure di dichiarazione dell’IVA
caso di studio
Ashland
Grazie al passaggio a VAT Reporting di Sovos, oggi Ashland può contare su un servizio creato su misura per gestire in modo standard, efficiente e preciso 40 regimi fiscali IVA diversi e due Shared Service Center.
Riepilogo
Sfide aziendali
Nell’area EMEA, ogni mese, Ashland doveva elaborare 40 regimi fiscali IVA diversi e, nonostante il suo approccio alla compliance fosse centralizzato, non era standardizzato, rallentando così le attività di compliance e aumentando le probabilità di commettere errori.
L’azienda si è rivolta a due Shared Service Center, perché aveva bisogno di una soluzione per la dichiarazione dell’IVA in grado di standardizzare la compliance e migliorare l’efficienza.
Soluzione
Ashland ha implementato il sistema di dichiarazione IVA di Sovos al fine di affrontare queste sfide e fornire un’assistenza personalizzata.
Da allora Ashland ha implementato anche le soluzioni SAF-T e Spain SII per mantenere procedure di compliance centralizzate ed efficienti.
Risultati
Grazie a Sovos, Ashland ha ottenuto risultati migliori in termini di standardizzazione, efficienza e accuratezza, consentendo al suo team di concentrarsi sull’analisi e sui miglioramenti delle procedure.
Il tempo necessario per preparare una dichiarazione IVA è diminuito in media del 30-50 %.
Ashland mantiene una compliance costante nei paesi in cui opera.
L'azienda
Ashland Global Holdings Inc. (NYSE: ASH) è una delle principali aziende internazionali produttrici di specialità chimiche e opera in una vasta gamma di mercati, tra cui: adesivi, rivestimenti architettonici, automobili, edilizia, energia, alimenti, igiene personale e settore farmaceutico. Ashland si serve di circa 6500 esperti appassionati e tenaci (da chimici ricercatori e scienziati noti a ingegneri e operatori di impianto talentuosi) con un unico obiettivo: sviluppare soluzioni pratiche, innovative ed eleganti a problemi complessi per clienti operanti in oltre 100 paesi.
La sfida
Con 40 regimi fiscali IVA diversi in tutta l’area EMEA e due Shared Service Center operanti in location differenti, l’approccio di Ashland a dichiarazioni e rendicontazione IVA non era standardizzato. Ogni contabile aveva un approccio individualizzato alle riconciliazioni e alla preparazione delle rendicontazioni, complicando così le attività di revisione e convalida delle dichiarazioni. Senza una procedura standardizzata, la conformità agli obblighi IVA richiedeva molto tempo.
La soluzione
Dovendo elaborare 40 dichiarazioni IVA al mese nell’area EMEA, oltre ad altre rendicontazioni IVA, Ashland ha deciso di spostare le procedure di compliance IVA in due Shared Service Center: uno in Polonia e uno in India. Con questa centralizzazione, l’azienda aveva bisogno di un singolo strumento che non solo generasse dichiarazioni in ciascun paese, ma consentisse anche di ottenere risultati standardizzati e accurati.
“Senza un buon software, sarebbe impossibile adattarsi alla velocità con cui cambiano gli obblighi fiscali in termini di dichiarazione dell’IVA. Senza Sovos non saremmo in grado di soddisfare in tempo queste normative”.
Anna Buchnowska
EMEA VAT manager, Ashland
I vantaggi
Dopo aver implementato la soluzione per la dichiarazione dell’IVA di Sovos, Ashland ha conseguito numerosi vantaggi, in particolare in termini di standardizzazione, efficienza e precisione. Le fasi procedurali relative alla dichiarazione dell’IVA, tra cui preparazione, riconciliazione e generazione delle rendicontazioni, sono ora più efficienti. In questo modo, il team addetto alla fiscalità dispone di più tempo per concentrarsi sulle analisi reali, senza dover rispondere agli auditor e gestire gli aspetti tecnici della compliance (raccolta dei dati, tabelle Excel, ecc.). Inoltre, il responsabile IVA adesso può rivedere e controllare le rendicontazioni in maniera più agevole.
La creazione di rendicontazioni IVA è stata automatizzata e i risultati sono evidenti: maggiore precisione grazie alla riduzione degli errori umani, revisione di più transazioni al contempo ed esecuzione di audit interni prima della presentazione delle rendicontazioni stesse. Grazie a Sovos, adesso Ashland può adeguarsi rapidamente ai nuovi e crescenti obblighi di rendicontazione dell’IVA, come il SAF-T.
A livello aziendale, Ashland ha migliorato le prestazioni e ridotto i costi, mantenendo e perfezionando continuamente il livello di compliance.
I risultati
Nonostante le crescenti complessità relative alla compliance dell’area EMEA e l’aumento degli obblighi di rendicontazione, Ashland è in grado di gestire le attività di rendicontazione dell’IVA con lo stesso numero di membri del personale che aveva prima dell’implementazione di Sovos, ma lo fa in modo più efficiente. Grazie all’implementazione di Sovos, il tempo necessario per preparare una dichiarazione IVA è diminuito in media del 30-50 %, consentendo ai team che si occupano di IVA di concentrarsi maggiormente sul miglioramento di verifiche e procedure di controllo e di analisi. L’implementazione di Sovos ha permesso ad Ashland di identificare eventuali problemi prima di effettuare le rendicontazioni e di gestire gli audit molto rapidamente, mitigando il rischio di sanzioni con dati chiari, accessibili e verificati.
Perché Sovos?
In termini di adempimento IVA, Ashland aveva preso in considerazione varie opzioni, rivolgendosi a società di consulenza e fornitori di servizi tecnologici. Con Sovos, Ashland ha ottenuto la standardizzazione e la precisione di cui aveva bisogno. La decisione non è stata presa solo considerando il fattore tecnologico, poiché il partner ideale era rappresentato da un’azienda con servizi relativi alla conformità agli obblighi IVA. Inoltre, nella scelta sono stati determinanti anche i servizi di assistenza. Alla fine Ashland ha scelto Sovos perché i leader fiscali si sono convinti che avrebbero ottenuto un servizio solido e su misura, di qualità superiore ai modelli di consulenza tradizionali.
Da quando ha scelto la soluzione di rendicontazione dell’IVA di Sovos, Ashland ha ampliato il suo campo d’azione, includendo anche la conformità con i requisiti normativi SII della Spagna. Considerata la comparsa di requisiti normativi sulla compliance in tutto il mondo, Ashland ha trovato in Sovos la soluzione ideale.
A causa di frodi all’imposta sul valore aggiunto (IVA), relativa evasione ed elusione e per via di sistemi di riscossione fiscale inadeguati, ogni anno i paesi dell’Unione europea (UE) devono far fronte a miliardi di euro di perdite IVA. Nel 2016, il divario IVA nell’UE ammontava a 159,5 miliardi di euro, pari al 14 % del gettito IVA atteso. Di conseguenza, i paesi UE hanno introdotto diverse misure per incrementare l’adempimento IVA e rendere i sistemi dedicati più resistenti alle frodi. Una di queste misure è il meccanismo di scissione dei pagamenti.
Che cos’è la scissione dei pagamenti?
Il meccanismo di scissione dei pagamenti altera la normale riscossione IVA separando il pagamento della base imponibile (ad esempio il prezzo del prodotto al netto dell’IVA) dal pagamento dell’ammontare IVA. Esistono alcune varianti, ma generalmente il cliente paga una fattura su due conti separati: l’ammontare netto viene versato sul conto bancario commerciale del fornitore, mentre l’ammontare IVA viene versato direttamente su un conto bancario dedicato del fornitore, chiamato conto IVA. Nella pratica, il pagamento sarà unico e sarà la banca a occuparsi della scissione.
La scissione dei pagamenti è considerata uno strumento per combattere frodi e inadempimenti IVA in grado di impedire ai fornitori di addebitare l’IVA e scomparire senza dichiarare o pagare il dovuto all’autorità fiscale ("frode dell’operatore inadempiente"). Differisce dalla normale procedura europea di riscossione dell’IVA, che si affida alla riscossione da parte del venditore e alla rimessa periodica dell’IVA da parte di operatori registrati.
A dicembre 2017, la Commissione europea ha portato a termine un esauriente studio sulla scissione dei pagamenti, volto a progettare e determinare scenari tecnicamente e legalmente attuabili per utilizzare un meccanismo di scissione dei pagamenti come strumento di riscossione IVA. Lo studio ha rilevato che:
“…non sussiste alcuna prova evidente del fatto che i benefici derivanti dalla scissione dei pagamenti possano essere superiori ai costi. Tra i principali effetti riscontrati c’è il fatto che un più ampio campo di applicazione della scissione dei pagamenti potrebbe comportare una maggiore riduzione del divario IVA, ma aumenterebbe in modo significativo i relativi costi amministrativi”. [fonte]
I paesi UE dotati di meccanismo di scissione dei pagamenti
Nonostante la valutazione inconcludente della Commissione europea, i meccanismi di scissione dei pagamenti sono attualmente in uso in tutto il mondo, principalmente al di fuori dell’UE. Nell’UE, l’Italia e la Romania hanno attuato meccanismi di scissione dei pagamenti mentre la Polonia ha in previsione di fare lo stesso; il Regno Unito, invece, ha iniziato a prenderli in considerazione.
Il 1° gennaio 2015, l’Italia ha introdotto un meccanismo di scissione per i pagamenti verso la pubblica amministrazione, ai sensi della legge di stabilità del 23 dicembre 2014, n. 190. L’ambito di applicazione è stato ampliato diverse volte, l’ultima delle quali il 1° gennaio 2018. Attualmente, viene applicato alle forniture di beni e servizi resi a diverse categorie di enti pubblici, come imprese pubbliche, società speciali, fondazioni e relative partecipate, oltre che alle società inserite nell’indice FTSE MIB. Secondo il funzionamento del sistema in Italia, i fornitori addebitano l’IVA italiana su beni e servizi resi alle entità sopra elencate. Quindi, questi clienti “scindono” il pagamento della fattura, pagando la base imponibile ai fornitori e versando l’IVA su un apposito conto bancario IVA del Ministero del Tesoro.
In Polonia, l’introduzione della scissione dei pagamenti è prevista per il 1° luglio 2018. Diversamente dall’Italia, il regime adottato dalla Polonia non richiede ai clienti di effettuare due diversi pagamenti. Sarà invece richiesto un unico pagamento a favore della banca, che poi lo suddividerà tra due conti separati: uno per l’importo al netto dell’IVA da versare sul conto bancario commerciale del fornitore e uno per l’importo dell’IVA da pagare direttamente su un conto bancario IVA dedicato del fornitore.
L’ambito di applicazione del provvedimento relativo alla scissione dei pagamenti polacco sarà molto più ampio rispetto a quello italiano, in quanto verrà applicato a tutte le attività con partita IVA. D’altra parte, il meccanismo polacco di scissione dei pagamenti sarà facoltativo e l’acquirente potrà applicarlo senza essere obbligato.
In Romania, dal 1° gennaio 2018 è attivo un meccanismo di scissione dei pagamenti per le imprese che superano determinati limiti di IVA da versare. In base al meccanismo di scissione dei pagamenti romeno, i dichiaranti IVA sottoposti all’obbligo sono tenuti ad aprire conti bancari separati per la riscossione e il pagamento dell’IVA. La scissione dei pagamenti ai fini IVA è applicata a tutte le forniture imponibili di beni e servizi che hanno luogo in Romania. Come in Italia ma diversamente dalla Polonia, il meccanismo di scissione dei pagamenti è obbligatorio. I fornitori addebitano l’IVA romena su beni e servizi, quindi il cliente opera la scissione dei pagamenti, trasferendo l’IVA direttamente sul conto bancario IVA del fornitore. Il conto bancario IVA del fornitore può essere utilizzato esclusivamente per pagamenti IVA in entrata e in uscita.
Il Regno Unito ha tenuto una concertazione sull’adozione di un meccanismo di scissione dei pagamenti per far fronte alle frodi IVA in ambito e-commerce. In base a questo meccanismo, l’IVA dovuta sulle forniture online andrebbe pagata direttamente alle autorità fiscali del Regno Unito al momento dell’acquisto. In Regno Unito si discute di diverse questioni:
Quale delle parti coinvolte nella transazione è nella posizione migliore per individuare e pagare l’IVA direttamente alle autorità fiscali;
Che ruolo hanno i marketplace online nella determinazione dei calcoli relativi a IVA e scissione dei pagamenti;
Come calcolare l’IVA dovuta;
Il calendario per la realizzazione dell’infrastruttura IT necessaria per tutte le parti coinvolte.
La HMRC (Her Majesty’s Revenue and Customs, corrispondente britannico dell’Agenzia delle Entrate) ha presentato una prima proposta in merito al funzionamento del meccanismo di scissione dei pagamenti intitolata “Alternative method of VAT collection – split payment” (“Metodo alternativo di riscossione dell’IVA: scissione dei pagamenti”), disponibile per la valutazione da parte del pubblico fino al 29 giugno 2018. La proposta dell’HMRC prevede che il commerciante identifichi ed esegua la scissione dei pagamenti per le transazioni relative ai residenti nel Regno Unito e che i fornitori di servizi di pagamento identifichino e provvedano alla scissione dei pagamenti per le transazioni relative a soggetti non residenti. È prevista la compilazione di un registro approvato delle società di pagamento (sia commercianti sia fornitori di servizi di pagamento) che avrebbero facoltà di eseguire la scissione dei pagamenti. Per quanto riguarda i venditori oltreoceano, per ogni pagamento, l’emittente della carta dovrà controllare se sarà una società di pagamento approvata a doversi occupare della scissione di un determinato pagamento. In tal caso, l’emittente della carta trasferirà l’intero pagamento alla società responsabile, la quale provvederà quindi a scindere l’IVA, pagarla direttamente all’HMRC e trasferire il saldo sul conto bancario del venditore oltreoceano. In caso contrario, l’emittente della carta dovrà scindere l’IVA, pagarla direttamente all’HMRC e trasferire il saldo alla società di pagamento non approvata che, a sua volta, lo trasferirà alla banca del venditore oltreoceano. Infine, l’HMRC accrediterà sul conto bancario IVA britannico del venditore l’importo IVA riscosso.
L’impatto della scissione dei pagamenti sulle imprese
Con un meccanismo di scissione dei pagamenti, i fornitori potrebbero essere soggetti a un flusso di cassa negativo. Nonostante i fondi depositati sul conto IVA appartengano al fornitore, questi non potrà utilizzarli liberamente, bensì potrà spenderli soltanto per specifiche finalità previste dal regime normativo. In Polonia, le imprese possono utilizzare i fondi soltanto per versare l’IVA sul conto IVA di chi emette la fattura e per versarla alle autorità fiscali.
In Italia, hanno registrato molto ritardo nell’elaborazione dei rimborsi a favore delle imprese (fino a 90 giorni dalla richiesta di rimborso IVA trimestrale). Questo ritardo consente alle autorità di trattenere l’IVA in entrata per un periodo di tempo più lungo, guadagnando sugli interessi a favore della pubblica amministrazione, ma andando a influire al contempo sul flusso di cassa delle imprese italiane. Per una stima esaustiva delle implicazioni comportate da un sistema di scissione dei pagamenti per il flusso di cassa, vanno considerati i costi inerenti i prestiti, sia per le imprese sia per la pubblica amministrazione.
Per determinare l’impatto sulle imprese, la Commissione europea ha preso in considerazione una serie di fattori e modelli inerenti il meccanismo di scissione dei pagamenti. L’impatto della scissione dei pagamenti su diversi tipi di impresa varia a seconda di diversi fattori, tra cui il tipo di transazione, l’attribuzione della responsabilità per un determinato pagamento, se si tratta di una transazione oltre confine e i costi di adempimento che le aziende dovranno sostenere per implementare le migliori pratiche legate alla scissione dei pagamenti.
Agisci
Nell’Unione europea, la scissione dei pagamenti sta emergendo come nuovo meccanismo di riscossione dell’IVA. Le imprese devono restare all’erta e essere in grado di adattarsi per far fronte al panorama in costante evoluzione degli adempimenti IVA. Contattaci per sapere in che modo possiamo aiutare la tua impresa a non rimanere indietro.