SAF-T: a che punto siamo?

Paul Trowbridge
19 Giugno, 2019

Chi ha seguito da vicino gli annunci SAF-T degli ultimi anni può essere perdonato se ha avuto la sensazione di assistere alla stessa scena più e più volte,  con un susseguirsi di date di inizio e obblighi di rendicontazione annunciati, poi modificati e ripubblicati man mano che i paesi interessati valutavano le rispettive esigenze e la disponibilità delle aziende a fornire i dati nei formati richiesti.

All’inizio del mese, la Polonia ha annunciato che le modifiche previste per il 1° luglio 2019, per la presentazione obbligatoria dei dati SAF-T e il corrispondente annullamento dell’obbligo di presentare una dichiarazione IVA periodica, sarebbero state rinviate a gennaio 2020. 

Sempre questo mese, la Romania ha reso nota l’intenzione di diventare l’ottavo paese ad adottare SAF-T introducendo i requisiti per la rendicontazione delle transazioni entro la fine del 2020.   

Ma che cos’è SAF-T? Come si pongono i paesi che hanno introdotto la relativa legislazione e cosa ci riserva il futuro?

SAF-T: un formato di file per la verifica delle imposte

Il formato SAF-T, ovvero il file di verifica standard per le imposte, è stato sviluppato dall’Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico (OCSE) con l’obiettivo di creare uno standard per lo scambio elettronico dei dati contabili tra le organizzazioni alle relative autorità fiscali nazionali e gli auditor esterni.

I due principi chiave alla base di questo concetto sono:

  1. Le organizzazioni dovrebbero essere in grado di esportare informazioni dai loro sistemi contabili (fatture, pagamenti, libri giornale e master file) in un formato standard per
  2. Consentire ad autorità fiscali e auditor esterni di rendere ispezioni e verifiche fiscali più efficienti ed efficaci.

Nel 2005, l’OCSE ha rilasciato la prima versione dello schema SAF-T, che fornisce dettagli sul contenuto di un report xml SAF-T e su come formattare e strutturare tali dati.  Lo schema originale si basava su libro mastro e dettagli di fatture e pagamenti, insieme ai master file di clienti e fornitori.  Nel 2010 è stata presentata una seconda versione dello schema SAF-T che includeva informazioni sull’inventario e sui capitali fissi.

Ciò che l’OCSE non ha definito e che spetta quindi all’amministrazione fiscale di ciascun paese decidere è il formato esatto in cui i dati vanno acquisiti e quando e come vanno inviati all’amministrazione fiscale.

Approcci diversi

Dai paesi che hanno adottato SAF-T emergono tre approcci generali:

  • Fornitura dei dati su richiesta delle autorità fiscali (di solito prima di un’ispezione o di un’audit fiscale)
  • Invio periodico dei dati oltre alla dichiarazione IVA
  • Presentazione dei dati sulle transazioni in sostituzione della dichiarazione IVA periodica

In alcuni casi, si parte dall’obbligo di produrre dati su richiesta e si sfocia poi in invii periodici.

A che punto siamo?

Oggi sono sette i paesi che hanno introdotto leggi a sostegno dei requisiti SAF-T.

Portogallo

Il Portogallo è stato uno dei primi ad adottare questi provvedimenti, tanto che dal 2008 gli enti portoghesi sono tenuti a estrarre i dati nel formato di file SAF-T (basato sulla prima versione dello schema OCSE SAF-T) con cadenza annuale.  Nel 2013 sono seguite ulteriori estensioni per includere i dati delle fatture di vendita e altri documenti su base mensile.

Lussemburgo

Il Lussemburgo ha introdotto l’obbligo di estrarre i dati in formato SAF-T nel 2011.  La norma si applica solo alle aziende con sede in Lussemburgo soggette al piano dei conti locale e i dati vanno presentati soltanto su richiesta delle autorità fiscali.

Francia

La Francia ha introdotto un requisito SAF-T nel 2014, utilizzando un formato proprietario anziché lo standard SAF-T dell’OCSE, che richiede l’invio dei file in formato .txt.  Al momento l’invio dei dati è previsto solo su richiesta delle autorità fiscali francesi.

Austria

L’Austria ha introdotto il SAF-T nel 2009 e al momento prevede l’invio dei dati solo se richiesto dalle autorità fiscali.

Polonia

A oggi, la Polonia è forse il più grande sostenitore del formato SAF-T, avendo introdotto l’obbligo per le grandi aziende di presentare dichiarazioni JPK (Jednolity Plik Kontrolny) con cadenza mensile nel 2016.

Lituania

La Lituania ha introdotto l’obbligo di presentare i.MAS basati su SAF-T in maniera graduale, iniziando dalle organizzazioni più grandi nel 2016 e lavorando per imporre SAF-T a tutte le imprese entro il 2020.  L’i.MAS si compone di tre parti: la segnalazione i.SAF delle fatture di acquisto e di vendita su base mensile, la comunicazione i.VAZ dei documenti di trasporto/spedizione e il resoconto sulle transazioni contabili i.SAF-T, che va inviato solo su richiesta delle autorità fiscali.

Norvegia

SAF-T è in atto su base volontaria dal 2017 e c’è che vorrebbe imporlo su richiesta da gennaio 2020.

Cosa ci riserva il futuro di SAF-T?

I paesi che ricevono dati SAF-T regolari a livello di transazione potrebbero ridurre i requisiti periodici di dichiarazione IVA.  Questo perché la necessità di preparare una dichiarazione IVA contenente informazioni che le autorità fiscali già ricevono su base transazionale può essere considerata come un inutile duplicato. 

La Polonia propone che i dati SAF-T vadano a sostituire la necessità di presentare una dichiarazione IVA a partire da gennaio 2020.

La Romania propone una transizione graduale alla presentazione dei dati sulle transazioni a partire dal 2020, cominciando dalle grandi aziende, con una riduzione delle dichiarazioni IVA da inoltrare.

 

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Author

Paul Trowbridge

Paul Trowbridge is a Senior Regulatory Specialist at Sovos, with responsibility for ensuring that the SVR product is kept updated and compliant with the latest VAT legislative changes. Paul is a Chartered Accountant and Chartered Tax Adviser and prior to joining Sovos worked in a number of tax technology roles within PwC, EY and UK based software companies.
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