This blog was last updated on October 18, 2019
In quest’ultimo anno, si è parlato molto, talvolta anche speculando, della situazione della fatturazione elettronica in Italia e, più precisamente, dell’ipotesi che l’Italia potesse o meno rendere obbligatorio l’interscambio di fatture elettroniche per tutte le forniture di beni e servizi. Dopo avere ripetutamente riferito di questi sviluppi man mano che si producevano, Sovos ritiene di potere affermare con certezza che l’Europa sta per intraprendere un’importante riforma del regime IVA. Con l’Italia, la Commissione Europea sta per aprire le porta a controlli IVA in tempo reale Stato per Stato, facendo dell’Europa, dove lo stile “Post Audit” della fatturazione elettronica è sempre stato indiscusso, la prossima area geografica ad adottare la struttura di un regime di “Clearance”.
La riforma italiana: cosa è successo?
La fatturazione elettronica Business-to-Government (B2G) è ormai obbligatoria da quasi tre anni. Da marzo 2015, tutte le fatture per la fornitura di beni e servizi alle Pubbliche Amministrazioni devono essere emesse utilizzando obbligatoriamente il formato FatturaPA XML e trasmesse attraverso una piattaforma dell’Amministrazione di Stato chiamata Sistema di Interscambio (SDI). I fornitori della Pubblica Amministrazione che non fatturano in questo modo non vengono pagati.
Il 1° luglio 2016, il governo ha messo gratuitamente a disposizione di tutti i contribuenti la piattaforma SDI anche per l’emissione di fatture elettroniche Business-to-Business (B2B), combinando a ciò tutta una serie di incentivi supplementari. La logica ispiratrice di queste iniziative era la seguente: se si abbassava la soglia tecnica, rimuovendo contemporaneamente altri oneri amministrativi, più aziende sarebbero state inclini a passare dalla fatturazione cartacea a quella elettronica utilizzando la piattaforma pubblica, consentendo, così, allo Stato di accedere a grandi quantitativi di dati da utilizzare per la lotta alla frode IVA. Uno di questi incentivi avrebbe esonerato i contribuenti che usano la piattaforma per tutte le loro fatture (B2B, B2G e B2C) dall’obbligo di presentazione dei rapporti elettronici trimestrali relativi a una serie di dati di fatturazione.
Purtroppo, però, questi incentivi non sono stati abbastanza allettanti e l’utilizzo della fatturazione elettronica per le transazioni B2B attraverso la piattaforma SDI è ancora molto basso. Non stupisce, quindi, che, nel 2017, il governo italiano abbia annunciato di voler rendere obbligatorio il regime volontario di fatturazione elettronica e cha abbia chiesto alla Commissione Europea la deroga necessaria per attuare questo piano.
In cosa consiste il decreto?
Il piano di fatturazione voluto dal governo procede come previsto: poco più di un mese fa, il parlamento italiano ha approvato la tanto attesa Legge di Bilancio 2018, che ha introdotto l’obbligo di emissione in formato elettronico attraverso la piattaforma SDI per tutte le fatture nazionali B2B e B2C.
Dal 1° luglio 2018, a questo obbligo sarà soggetto chi fornisce certi beni e servizi che si ritiene siano particolarmente soggetti a frode IVA:
– I contribuenti che forniscono benzina o gasolio come carburante per le auto; e
– I contribuenti che prestano servizi come subappaltatori al settore pubblico ai sensi di un accordo quadro per gli appalti pubblici.
Dal 1° gennaio 2019, lo stesso obbligo riguarderà anche tutti i settori che forniscono beni e servizi nazionali in tutto il paese, non solo per il B2B, ma anche per il Business-to-Consumer (B2C). In altre parole, non appena un contribuente italiano (che sia una persona fisica, giuridica o che sia soggetto a IVA in Italia) diventa soggetto all’obbligo di emettere fattura, deve farlo in formato elettronico attraverso la piattaforma SDI.
Il formato per l’interscambio di fatture continuerà ad essere FatturaPA XML. Attualmente è in vigore la versione 1.2. ma se ne sta sviluppando una nuova. Nel prossimo futuro, le fatture elettroniche che rispettano le norme europee (EN) sviluppate dal CEN saranno, con tutta probabilità, accettate anche dalla piattaforma SDI.
Perché questo è importante?
La Legge di Bilancio 2018 è molto chiara sulle conseguenze della mancata osservanza del mandato.
Qualsiasi fattura emessa in formato diverso da quello stabilito dalla legge sarà considerata non emessa e, pertanto, soggetta alle sanzioni previste dall’art. 6 del Decreto Legislativo n. 471/1997.
In parole povere, se la fattura non viene emessa attraverso la piattaforma SDI nel formato previsto dalla legge, per l’amministrazione tributaria quella fattura non è stata emessa. Questo cambia tutto ed è il motivo per il quale l’Italia non può più essere considerata come appartenente alla categoria che, a Sovos, chiamiamo Paesi “Post Audit” e per il quale diciamo che è passata alla categoria “Clearance”: il libero interscambio di una fattura tra le parti della transazione non è più il fattore che causa l’emissione di una fattura; ora, l’avvenuta registrazione della fattura in una piattaforma della Pubblica Amministrazione è un requisito necessario per il riconoscimento della stessa ai fini dell’IVA.
Quali saranno le fasi successive?
La deroga richiesta alla UE è a buon punto. È stata pubblicata, ma non ancora approvata, una proposta di decisione di esecuzione del Consiglio, e ciò significa che, almeno dal punto di vista giuridico, tutto dovrebbe procedere senza problemi.
Dal punto di vista operativo, però, vi sono ancora molte problematiche che necessitano di soluzioni a lungo termine, e mentre ancora si lavora sui nuovi orientamenti tecnici che, stando a quel che si dice, saranno pubblicati a breve, il vero punto interrogativo è se le soluzioni a lungo termine necessarie saranno pubblicate prima o dopo l’entrata in vigore del decreto. Le incertezze sono dovute principalmente al risultato delle elezioni italiane, che si terranno fra qualche settimana. Se c’è una cosa di cui siamo diventati sicuri negli ultimi due anni è che in periodo di elezioni tutto può succedere.